Giornata in memoria delle vittime della strada: “La prevenzione deve essere una responsabilità condivisa”

Unione europea ha fissato per il 2050 un obiettivo ambizioso e importante: arrivare a “zero vittime” sulle strade. Un obiettivo intermedio posto per il 2030 prevede la riduzione del numero dei morti per incidenti stradali del 50 per cento. Traguardi ancora lontani, secondo l’allarme lanciato dall’Associazione Italiana Familiari Vittime delle Strada (Aifvs) in occasione della Giornata Mondiale in ricordo delle vittime della strada, proclamata dall’Onu nel 2005 e riconosciuta ufficialmente anche in Italia nel 2017 ogni terza domenica di novembre, durante la quale vengono organizzati eventi e attività in ricordo di chi ha perso la vita a causa degli incidenti, tra commemorazioni civili e religiose, iniziative di sensibilizzazione, convegni.

Nell’Unione europea il numero delle vittime di incidenti stradali è diminuito nel 2018, seppure in misura contenuta rispetto all’anno precedente, e complessivamente sono state poco più di 25mila contro 25.321 del 2017. Dal 2010 al 2018, i morti sono diminuiti del 21 per cento in Europa e del 19 per cento in Italia e per ogni milione di abitanti nel 2018 si contano 49,1 morti per incidente stradale nella Ue a 28 e 55,2 nel nostro Paese, ricorda l’Istat, che in una recente rilevazione  ha registrato nel 2018 172.553 incidenti stradali con lesioni a persone in Italia (un numero calo dell’1,4 per cento rispetto al 2017) con 3.334 vittime (morti entro 30 giorni dall’evento) e 242.919 feriti (-1,6%). Settantasei incidenti su cento avvengono nei centri abitati, sei in autostrada e diciotto sulle strade extraurbane, come ricordano i dati dello studio di Aci “Localizzazione degli incidenti stradali 2018”.

“In otto anni appena il 19 per cento di vittime in meno. È sopportabile questa carneficina?“, si chiede la dottoressa Giuseppa Cassaniti, presidente dell’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada. “L’obiettivo ‘zero vittime’ è ancora lontano, le stragi continuano e i dati sugli incidenti chiamano in causa la responsabilità delle istituzioni, perché non hanno definito strategie efficaci per arrivare a quel risultato”, denuncia a Today. “Gli elementi che sostengono la prevenzione sono tutti deficitari”, spiega, rilanciando la lotta contro i comportamenti errati alla guida, che proprio secondo l’Istat sono all’origine della maggior parte degli incidenti. Tra i più frequenti infatti si confermano la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata (nel complesso il 40,7% dei casi). Le violazioni al Codice della Strada risultano in diminuzione rispetto al 2017; le più sanzionate sono l’inosservanza della segnaletica, il mancato utilizzo di dispositivi di sicurezza a bordo e l’uso del telefono cellulare alla guida; in diminuzione le contravvenzioni per eccesso di velocità.

“C’è bisogno di un impegno serio nella prevenzione. Meno incidenti significa anche meno carico di lavoro negli ospedali, ad esempio. La prevenzione deve essere una responsabilità condivisa. La Giornata in memoria delle vittime della strada serve proprio a questo: dobbiamo ricordare per rendere la Terra un posto più vivibile, ponendo alla base il rispetto reciproco e l’osservanza delle regole, che salvano le vite”, dice Cassaniti, che richiama le istituzioni a un maggior impegno anche per far rispettare le regole. “La legalità si costruisce prima nelle istituzioni, per poi diventare stile di vita nella società“.

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