Servizio Civile in CRI: l’esperienza di Cristina
“Questa esperienza mi ha insegnato come relazionarmi con i pazienti in situazioni di urgenza”. Cristina, 28 anni, è una dei quattro volontari che nel 2020 hanno intrapreso la strada del Servizio Civile nel Comitato di Merate della Croce Rossa Italiana. Il bagaglio di conoscenze appreso in un anno di lavoro, le servirà nella professione di psicologa che intraprenderà al termine di un tirocinio.
Domanda: Cosa facevi l’anno che hai deciso di candidarti per il Servizio Civile?
Risposta: Sono laureata in psicologia clinica, dello sviluppo e neuropsicologia all’Università degli Studi di Milano Bicocca e ho superato l’esame di Stato per l’abilitazione professionale. Avevo iniziato la scuola di specializzazione e un tirocinio in una struttura del lecchese.
D. Perché hai scelto di fare l’esperienza del Servizio Civile?
R. Stavo cercando un lavoro che mi consentisse di avere un orario flessibile e quindi compatibile con il tirocinio. Volevo inoltre approfondire la mia formazione professionale nell’ambito della relazione con i pazienti.
D. Come sei venuta a conoscenza dell’opportunità offerta dal Comitato di Merate della Croce Rossa Italiana?
R. Ho consultato il sito internet del Servizio Civile alla ricerca di associazioni o Enti che si occupassero di assistenza alle persone proprio per sviluppare il rapporto con i pazienti e ho trovato il progetto della CRI di Merate.
D. Che impressioni hai avuto sul corso di formazione obbligatorio per diventare volontario di Croce Rossa Italiana?
R. È stato molto utile perché ho appreso molte nozioni che non conoscevo. Le ore di corso non devono spaventare chi decide di entrare in CRI perché sono alla portata di tutti.
D. Che rapporto avevi con gli altri ragazzi del Servizio Civile e con i volontari?
R. Mi sono trovata molto bene con i miei “colleghi” del Servizio Civile e con gli altri volontari in servizio. Mi ha richiesto un po’ di tempo comprendere l’organizzazione dei numerosi servizi che l’associazione svolge. Mi sono subito sentita accolta perché i volontari più esperti ci hanno coinvolto immediatamente con degli affiancamenti e insegnato come approcciare le varie attività.
D. Ti sei occupata di molte attività durante il Servizio Civile. Ti aspettavi un tale coinvolgimento prima di iniziare questa esperienza?
R. Prima di iniziare, non avrei mai immaginato di dover imparare ad utilizzare dei presidi oppure di entrare così a contatto con i pazienti. Pensavo che il lavoro richiesto si limitasse a guidare i mezzi e invece la parte umana di ciò che ho fatto è quella che più mi ha arricchito anche a livello professionale. Nei mesi in cui è arrivato il Covid-19, ci hanno dato la possibilità di scegliere se proseguire o terminare il Servizio Civile. Ho voluto continuare perché non volevo lasciare da sola l’associazione e i volontari in un periodo così difficile. Ho quindi iniziato molte attività nuove come la consegna delle spese e dei medicinali a domicilio e l’affiancamento nel progetto del Servizio Psicosociale di Croce Rossa Italiana che ha monitorato e fornito aiuto ai volontari in un periodo molto difficile per loro a livello psicologico.
D. Quali sono i servizi più difficili che hai svolto?
R. A livello materiale, ho imparato a guidare l’ambulanza. Non mi sarei mai aspettata di potercela fare ed è stata una grossa soddisfazione riuscirci, dopo aver superato le difficoltà iniziali. Durante i periodi più intensi della pandemia, abbiamo avuto giornate molto piene perché le esigenze erano cresciute e avevamo pochi volontari disponibili.
D. Cosa hai imparato da questa esperienza?
R. Ho imparato che la Croce Rossa Italiana non è solo servizio in ambulanza come pensavo ma che dietro questa associazione c’è un mondo: trasporti sanitari, servizi di assistenza, raccolte fondi. Ho imparato anche molto su me stessa. Durante l’università ho studiato tanto ma non ho avuto molte occasioni per fare pratica. L’esperienza in CRI con i pazienti, in un ambito di urgenza, mi ha permesso di capire veramente quanto potrei essere capace, nello stesso contesto, in ambito lavorativo.
D. Cosa pensavano i tuoi amici e famigliari della scelta di fare il Servizio Civile in Croce Rossa Italiana?
R. Tutti pensavano fosse una buona opportunità e mi sono sentita sostenuta in questa scelta. Durante i mesi più intensi dell’epidemia, i miei amici erano curiosi di sapere come noi volontari vivessimo il periodo. Tutti, compresi i miei genitori, erano d’accordo che proseguissi il servizio nonostante il Covid-19.
D. Cosa farai ora? Se potessi tornare indietro, ripeteresti questa esperienza?
R. Sono al terzo anno di specializzazione e quindi proseguirò il mio tirocinio. Nel frattempo, aggiornerò il curriculum vitae aggiungendo l’esperienza in Croce Rossa Italiana e cercherò un altro impiego. Rifarei assolutamente il percorso e rimarrò nell’associazione. Devo completare la certificazione per il soccorso in ambulanza.
(d.c.)